Relazione del Dott. Franco Bernardi
L’ordine Benedettino e il culto di S, Giustina.
Nell’Alto vicentino l’ordine Benedettino diffuse il culto di S. Giustina sia sulla destra Leogra con un oratorio, intitolato alla Santa, presente a Magrè fin dal XV secolo, ora ridotto a semplice capitello(edicola sacra), sia sulla sinistra Leogra con la chiesetta di Santa Giustina nel territorio di Giavenale di Schio. Nel 1339 il Monastero Benedettino di S. Felice di Vicenza per mezzo dell’abate Frate Cane, viene investito di un terreno in Contrà S. Giustina con il consenso di Frate Giordano, benedettino, rettore di S. Martino di Schio. L’esistenza del toponimo fa supporre, naturalmente, la presenza di un oratorio dedicato alla Santa. Il Monastero di S. Felice ritorna in gioco nel 1577 quando i fratelli Ferro, nobili vicentini, effettuano una permuta di terreno con Fra Ilario da Piacenza cellerario del Monastero di S. Felice di Vicenza,che per conto di detto monastero effettua la permuta.
Costruzione della chiesa di S. Giustina.
All’epoca la chiesetta doveva essere crollata, distrutta, tanto che i nobili Fratelli Ferro, che avevano costruito Villa Ferro ora Barettoni nel 1573, decidono, nel 1581, di ricostruirla. Attenzione alla data: 1581, 10 dopo la battaglia di Lepanto avvenuta il 7 ottobre 1571. Il 7 ottobre era appunto la festa di S. Giustina. La Repubblica di Venezia riteneva che la vittoria di Lepanto fosse avvenuta grazie alla protezione della Santa. A memoria di ciò, la Repubblica di Venezia pose tutti i suoi territori sotto la protezione di Santa Giustina e ogni anno il Doge, il 7 ottobre, si recava, in processione solenne, alla chiesa della Santa in Venezia. Probabilmente anche questo, forse, spinse i Fratelli Ferro a ricostruire la chiesetta.
Passaggi di proprietà
Nell’ aprile 1731 Gaetano Dal Ferro decide attraverso un mandato di scorporazione/perticazione di traferire i beni di Giavenale(Villa,terreni e anche la chiesetta) a Girolamo Alessandro Cappellari Vivaro il quale, nel giugno dello stesso anno, li vende a Giuseppe Canneti di Schio per Lire venete 4548, 17. I passaggi successivi avvengono, invece, tutti per eredità: Canneti-Vanzo( due figlie di Guglielmo Vanzo: Margherita e Anna, sposano rispettivamente, Margherita : Lodovico Barettoni e porta in eredità la Villa; Anna : Antonio Beltrame e porta in eredità la Chiesetta di S. Giustina Beltrame-Mistrorigo-Muttoni .
Interventi di Orazio Beltrame
Orazio Beltrame, proprietario della Chisetta di S, Giustina, restaurò la travatura interne, la parte alta della facciata esterna, aggiunse i quattro contrafforti laterali, modificò la porta di entrata. ( non lo fece, come scrive lo storico Alessandro Dalla Ca’, Giavenale di Schio, Schio, Manifattura etichette, 1913, p. 35-36, nel 1898, ma nel 1890. L’errore fu causato dall’errata lettura di una data posta all’incrocio dei due spioventi all’ingresso: 1890 e non 1898, anche perché Orazio Beltrame mori nel 1893). Sempre Alessandro Dalla Ca’ descrive un quadretto raffigurante Santa Giustina (50 x 38 cm.) su pergamena lavorata (in realtà su cuoio) ritenuto del 1600 circa, di abbastanza buona fattura, esistente fino al 2002, anno della morte di Gian Paolo Muttoni, ultimo proprietario, ma ora non più esistente.
Gli affreschi
Gli affreschi, o meglio le tempere a secco su intonaco, sono in pessimo stato di conservazione e difficilmente leggibili anche perchè la tecnica usata, al contrario dell’affresco, si deteriora molto più facilmente. Questo delle tempere è l’aspetto più significativo emerso dai restauri promossi dal comune di Schio: 2007-2009 e 2011-2014. Le pitture, coeve alla costruzione della chiesa o di poco posteriori,scoperte nel 2011 dal restauratore Alberto Finozzi,sono collocate, in alto, ai quattro angoli della chiesa. Ponendoci, entranto, di fronte all’altare, troviamo sulla destra S. Sebastiano, sulla sinistra S. Felice, agli angoli opposti S. Rocco e S. Fortunato. Gli ultimi due non riconoscibili, ma si sa che S. Sebastiano e S. Rocco sono i protettori dalla peste (pestilenza del 1575) e S. Felice e Fortunato sono i santi patroni di Vicenza. ( Il Monastero era, inoltre, fino al 1577 proprietario del terreno su cui fu edificata la Chiesetta). Seguono sulle due pareti laterali, quattro ottagoni contenenti le storie di S. Giustina e forse di S. Prosdocimo, anche questi dipinti estremamente deteriorati e di quasi impossibile lettura. Nessun documento o pubblicazione ricorda queste pitture, forse furono ricoperte di calce, come misura igienica, durante la pestilenza del 1630 e di esse si perse la memoria. L’ipotesi attributiva più probabile assegna queste tempere al pittore di Schio Antonio (Tuogno) Zambon che fu anche poeta in dialetto rustico alla maniera del Ruzante. La sua attività è documentata presso chiese di S. Vito e di Schio all’inizio del 1600.