Angelo Cracco negli ultimi vent’anni si è preso cura della chiesetta di Santa Giustina.
Oggi l’ho invitato qui a casa mia perché la chiesetta è stata riedificata, sulle rovine di una precedente edicola dedicata alla Santa, da due fratelli che un tempo vissero qui : Giovanni Battista e Jacopo Dal Ferro figli di Sebastiano.
Sono trascorsi oltre quattro secoli da allora e mi è sembrato significativo raccogliere proprio in questo luogo, così strettamente legato a S.Giustina, le notizie per una intervista a un personaggio che le ha voluto bene.
Prima di ascoltare quello che Angelo ha da dirci, ritengo opportuno raccontare ciò che avviene in un giorno di visita.
Un giorno di visita
Da vent’anni Angelo abita accanto alla chiesetta di Santa Giustina.
Usciti da casa sua, dopo aver attraversato la strada, ci si trova nel verde fra gli alberi del piccolo campo giochi dei bambini del quartiere.
Ancora pochi passi su un sentiero lastricato di pietre che la fiancheggia, e si giunge alla chiesetta.
E’ sabato pomeriggio e già mentre si percorre il sentiero ci si accorge che le finestre sono aperte con le caratteristiche ante di legno che sporgono dal profilo del muro.
E’ il momento in cui la chiesa può essere visitata dal pubblico.
Dopo aver aperto con la chiave che custodisce da tanti anni, Angelo consegna la chiesa ad una Guida che la sorveglia per le due ore e mezzo di apertura.
La Guida fa parte del Gruppo degli Amici di S.Giustina.
Angelo, per ora, ha finito il suo compito e se ne può andare per tornare più tardi a riprendere in custodia la chiesa.
Ma più spesso si trattiene a scambiare due parole con chi arriva.
Chi va alla chiesetta
Spesso ci vado anch’io.
Ci si trova dapprima in pochi, Angelo, io, la Guida di turno e Alberto Zanotelli che mi dà spesso un passaggio.
Fa piacere scambiarsi un saluto, fare qualche commento ai fatti del giorno.
Ma poi il discorso trova il suo naturale argomento : la chiesa.
L’ultimo sabato avevamo anche uno sottofondo di musica sacra: Il brano, quasi alla fine, della Passione secondo Matteo in cui la musica accompagna i passi di Cristo che sale sul Golgota. Ascoltata qui, questa musica sublime è ancora più commovente.
Ci si guarda intorno, si scoprono le manutenzioni da fare.
Si fanno progetti. Si fantastica. Poi arriva gente.
A gruppi di due, tre, quattro persone.
La Guida di turno mostra loro la documentazione che abbiamo.
Una parte che è da vedere qui sul posto: un album con foto di interni ed esterni di adesso e di un tempo ormai passato, e lo si capisce dalle foto in bianco e nero,
e una parte che si può portare a casa : degli articoli e una fotografia che mostra la chiesa come la vide un pittore (Sergio Codiferro) nel 2002.
L’interesse dei visitatori
I visitatori sono molto interessati alla storia della chiesetta.
Le sue vicende dei secoli passati rivivono nella loro e nella nostra immaginazione.
I restauri recenti mostrano le antiche pitture e questo aumenta il fascino che la chiesetta ha già di per sé.
Può succedere che qualcuno dei visitatori racconti cose interessanti accadute di recente, oppure un tempo. Cose che hanno attinenza con la chiesetta.
Una anziana signora, per esempio, ci dice che quando lei era bambina, c’era un ruscello, oggi scomparso, pochi passi dietro l’abside.
Quel ruscello lo ricordo anch’io perché la mia mamma, che negli anni quaranta dello scorso secolo accudiva la chiesetta, mi portava con se.
Lei cambiava l’acqua ai fiori e io aiutavo.
La chiesetta all’inizio del secolo
Il secolo attuale trova la chiesetta in stato di abbandono.
Proprietari sono i fratelli Muttoni figli di Antonio e Valentina.
Per volontà di Valentina Mistrorigo erano stati eseguiti gli ultimi lavori di restauro e anche la posa di una nuova campanella.
Dopo questi lavori la chiesetta attraversò un periodo di benessere ma poi con il trascorrere del tempo incontrò di nuovo delle difficoltà sempre causate da mancata manutenzione.
Crollata in tempi antichi e ricostruita dai fratelli Ferro alla fine del 1500 la chiesetta è giunta fino a noi attraverso vicende che non mancheremo di raccontare più avanti ma che, per ora, tralasciamo per parlare del sito internet.
Un sito internet per la chiesetta
Oggi, nella primavera del 2017, momento i cui la chiesetta gode di un completo restauro e di un totale riassetto, nasce un sito nella rete informatica, che oramai tutti ci collega e unisce : un documento scritto sull’etere dopo tanti documenti scritti sulle pergamene e sulla carta.
Mi sembra giusto dunque che qui, nel sito appena aperto, sia riconosciuto il merito della persona che contribuì in modo determinante a salvare la chiesetta quando fu necessario, aiutandola poi a superare le recenti e gravi difficoltà.
Racconteremo dunque ciò che fece Angelo Cracco.
La posizione della chiesa
Un tempo esistevano due strade che conducevano, provenendo da Ovest, a Giavenale.
Una più a nord, che è diventata la strada comunale Schio-Giavenale e l’altra più vicina al torrente Leogra, che è l’attuale pista ciclabile.
Le due strade erano congiunte da una trasversale divisa in due parti quasi uguali dallo slargo di Santa Giustina.
L’esistenza di questa strada trasversale rende ragione dell’orientamento della chiesa con il fronte verso la direzione dalla quale vi si giungeva.
Oggi questa traversa non è più visibile perché la parte verso la strada comunale è stata assorbita dalle case e quella verso la pista ciclabile è stata arata e non c’è più.
Le antiche mappe confermano che attorno alla chiesetta c’era un ampio piazzale.
Il paese di Giavenale si ingrandisce
Il paese, che ha avuto la sua Chiesa Parrocchiale ed il suo campanile, comincia ora a svilupparsi e nuove strade e case compaiono dietro la chiesetta.
Angelo, che abitava già da prima in paese, si trasferisce in una di queste case.
Qui il terreno, dove corre la strada e sono costruite le case, è più alto di quello su cui si trova S.Giustina.
Quando si rende disponibile della terra di scavo, Angelo, nella veste di Vicepresidente del Consiglio di Quartiere, la fa portare nella conca.
Una terreno leggermente declinante sta ora tra la strada e la chiesa.
In Consiglio di Quartiere Angelo propone di fare un sentiero lastricato per congiungerle.
Si acquistano le lastre di pietra, le si posano, nasce il sentiero e sul terreno appena riportato si piantano alberi.
E’ l’attuale campo giochi per i bimbi del quartiere.
La chiesetta tra i rovi
Da tanti anni manca la manutenzione.
Le piante di rovo vigorose e l’edera instancabile, trovano il loro luogo di elezione.
Si inerpicano fino al tetto e l’edera insidia la malta dell’intonaco.
Le tegole sono scomposte perché il vento giunge irruento dal Pasubio.
La pioggia può entrare e fa marcire le travi di sostegno.
La porta è malferma e le imposte esterne delle finestre si sono incurvate così tanto che si fa fatica a chiuderle.
Solo i serramenti interni possono essere salvati. Invece la porta e i balconi, devono essere sostituiti.
Per colmo di sventura un mezzo pesante urta, portando la terra, contro la chiesetta e provoca gravi danni a un contrafforte che nel 1700 era stato eretto, assieme ad altri tre posti agli angoli, per irrobustire la struttura muraria.
La situazione è molto grave e l’impegno economico troppo pesante per una sola famiglia. Occorre separarsi, benché con dolore, dalla chiesetta affinché essa sia accudita da chi lo può fare.
I proprietari considerano la possibilità di donarla a qualche Ente.
I Salesiani rifiutano perché a loro occorrerebbe anche un ampio terreno.
Le trattative con il Comune invece, hanno buon esito e il giorno 23 luglio 2003 viene firmato l’atto di cessione al prezzo simbolico di 1 Euro.
Da questo momento il Comune di Schio diventa l’interlocutore del Consiglio di Quartiere che incarica di Angelo Cracco di mantenere i contatti necessari.
Angelo svolge con passione questo compito e non era raro, a quel tempo, incontrarlo in Comune a perorare la causa della chiesetta.a
La tradizione del rosario
Nei mesi di maggio e di ottobre ha luogo, nella chiesetta di S.Giustina, la suggestiva cerimonia del Rosario. Forse dire suggestiva è riduttivo.
Questo aggettivo che pur evoca in noi una forte sensazione, non basta a descrivere l’atmosfera quasi incantata di certe sere o di certi pomeriggi in cui sembra che tutte le cose, l’aria, la luce, le ombre e le forme dolci e nello stesso tempo austere della chiesetta, abbiano deciso di creare un’atmosfera magica.
Il suono della campanella chiama a raccolta.
Di solito sono presenti dei gruppetti di fedeli, donne, bambini e anche uomini affezionati a questo rito. Quando può è presente anche Don Gaetano, il Parroco.
Allora è Lui che recita il Rosario ma più spesso è un uomo e i presenti rispondono.
Altre volte è una donna che intona il rosario e allora prende posto in uno dei primi banchi.
Le finestre sono aperte e può succedere che si sentano i grilli cantare.
Dopo la recita del Rosario ci si trattiene qualche poco a parlare.
Talvolta comincia a farsi buio quando gli ultimi fedeli al Rosario, ma anche alle chiacchiere, si avviano verso casa.
La messa degli sposi.
La messa qui a S.Giustina è un avvenimento indimenticabile ma la messa per gli sposi ha un fascino e un significato particolari.
Gli addobbi dell’altare, i paramenti del celebrante, il vestito della sposa sono elementi che creano un clima di festosità.
Ma c’è qualche altro elemento che suscita intorno un senso di mistero e che spinge la mente a insoliti pensieri.
Ho partecipato a uno sposalizio celebrato nella piccola chiesetta di S.Giustina e certamente non mi sarà possibile dimenticare l’emozione che provai.
Mi sembrava di essere fuori dal mondo, che niente esistesse fuorché noi e che ci fosse una gran quiete. Nello stesso tempo però ero certo di capire l’importanza e la gravità di ciò che stava avvenendo.
Vedevo due persone che si univano per fare una famiglia e mi sembrava di essere assieme a loro in qualche momento del futuro e allora c’erano i loro figli con noi.
Nella chiesetta hanno luogo anche le cerimonie di Anniversario di Matrimonio.
Sono bellissime perché consacrano gli anni durante i quali la coppia ha incontrato la vita. Una vita trascorsa assieme condividendo le gioie e i dolori.
Il richiamo della chiesetta aperta
Molte persone che percorrendo la pista ciclabile passano davanti alla chiesetta, vedendola aperta, si fermano a guardarla.
Sostano nel punto dove sboccava la stradina che esisteva fino a pochi anni fa, proprio di fronte.
Vedono la porta aperta e fanno segnali ai visitatori che sono davanti la chiesa.
Vorrebbero sapere come ci si arriva.
Fanno crocchio perché si fermano anche quelli che sopraggiungono.
Un sabato ne ho contati nove.
Non trovano il coraggio di attraversare il terreno appena arato.
Qualcuno, più determinato, si fa indicare un diverso percorso e arriva dal retro dove c’è il parco giochi.
Gli altri si fermano un poco, salutano con la mano e poi proseguono.
Sono numerosi i passanti che osservano la chiesetta con la speranza di poterla visitare.
Basta poco, qualche automobile in più del solito nel parcheggio, una persona intravista sul vialetto a fianco della chiesa, qualche bicicletta appoggiata ai cipressi, e vien da pensare che sia aperta.
Si avvicinano e non mancano di entrare.
Non occorre che i visitatori esprimano la loro contentezza a parole. Basta il loro atteggiamento. Ho notato che quasi si rammaricano della continuata chiusura di un tempo. Qualcuno me lo ha detto apertamente.
Sono convinto che l’apertura al pubblico sia doverosa e che ci si debba impegnare su questo punto.
Vorrei chiedere, a chi lo può fare e lo desidera, di proporsi come Guida.
Di fronte alla chiesetta si prova un senso di pace.
A me offre serenità.
Là dove sboccava la vecchia stradina ci sono ora due alberi, uno di qua e uno di là di una strada inesistente.
Speriamo che almeno un sentiero stagionale possa presto ridare loro uno scopo.
Ugo Barettoni primavera 2017