Andrea Ghiotto, storico come il padre Edoardo, scrisse questo brano nel dicembre del 2005.

L’antica chiesa di Santa Giustina di Giavenale rappresenta un edificio di straordinaria importanza per la Comunità scledense. Nelle sue forme aggraziate e nelle sue ridotte dimensioni la chiesa è una testimonianza unica delle prime fasi di evangelizzazione delle campagne della bassa Val Leogra. Si tratta di un piccolo sacello rurale, tanto sobrio quanto ricco di contenuti storici e documentari. Come uno scrigno, Santa Giustina custodisce non solo la storia secolare del culto cristiano, ma anche la memoria dell’uso funerario dell’area nella precedente età romana, di cui si ha un indizio di eccezionale importanza nell’iscrizione di Caio Camerio e della moglie Terenzia murata in una parete interna. E’ una testimonianza epigrafica assai nota nella letteratura archeologica nazionale e internazionale che connota ulteriormente questo piccolo gioiello di Giavenale e di Schio tutta, per il quale non si può che auspicare un utilizzo più frequente non solo in occasioni sacre ma anche di eventi culturali pubblici. Questa rinnovata funzionaltà dell’edificio appare oggi ancor più augurabile dopo che negli ultimi anni il suo aspetto si è consolidato nell’immaginario comune grazie alla meritoria realizzazione della vicina pista ciclabile che schiude ai passanti immersi nella campagna la vista della caratteristica chiesa campestre e li invita – richiamati dalla discreta architettura della facciata – a raggiungerne con pochi passi, sulle orme dei padri, la porta di accesso.

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