Si veda anche S.Giustina Museo Storico
Introduzione
Si ricorda che la Chiesetta di santa Giustina è una Chiesa Museo e fa parte della Rete dei Musei Altovicentino.
L’origine dei musei è antichissima. Intorno al 530 aC la sacerdotessa e principessa Ennigaldi, con il supporto del padre Nabonide, realizzò il cosiddetto museo di Ennigaldi-Nanna, che è da considerarsi come il primo o uno dei primi musei mai realizzati.
L’etimologia del nome Museo è chiara: Luogo sacro dedicato alle Muse; Luogo della cultura.
S.Giustina Museo archeologico.
Quella riportata di seguito è la relazione della ditta Dedalo – Servizi Culturali – Padova 21
Fotografie Le fotografie relative sono in Archivio fotografico
SCHIO – GIAVENALE (Vicenza)
CHIESA DI S.GIUSTINA
INDAGINE ARCHEOLOGICA PREVENTIVA – Fg 24, Mapp. 25
D. lgs 42/04 e s.m. e i – LETTURA STRATIGRAFICA DEGLI ALZATI
giugno-luglio 2009
Premessa
Nel periodo compreso tra giugno e luglio 2009 sono stati effettuati una serie di saggi archeologici conoscitivi presso Giavenale di Schio nell’ambito delle attività preliminari al progetto di restauro della Chiesa di S.Giustina (fig. 1a).
L’intervento è consistito nell’esposizione parziale di alcune strutture murarie preesistenti la fabbrica attuale della Chiesa e nella documentazione della situazione delle stratigrafie sepolte. Il controllo archeologico ha riguardato l’area compresa all’interno (saggi 1-2) e all’esterno (saggi a-b, 3-9) della stessa Chiesa (Fg. 24, sez.A, mapp. n. 25, tav. 1 in allegato).
La finalità del presente intervento è stata la definizione della situazione antropica sepolta della zona per poter registrare alcune informazioni circa il contesto archeologico in cui si colloca l’impianto dell’edificio in esame. Le presenti indagini forniscono elementi conoscitivi utili a caratterizzare la situazione delle evidenze sepolte della chiesa: esse infatti potrebbero costituire elementi di impedimento progettuale qualora le stratificazioni e/o le strutture di interesse archeologico esistenti dovessero essere soggette a provvedimenti di tutela.
Le indagini archeologiche sono state condotte su incarico ed in accordo con la Committenza secondo le indicazioni della Direzione scientifica della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto.
1.1 SITUAZIONE GENERALE DELL’AREA E ATTESTAZIONI ARCHEOLOGICHE
La zona oggetto d’indagine è situata in una pianura che si sviluppa sul conoide del sistema Leogra-Timonchio. Il sito, sulla base di alcuni indicatori archeologici quali la nota iscrizione funeraria1 presente in loco e di altro materiale sporadico di età romana, risulta di interesse archeologico e classificato nella Carta Archeologica del Veneto2 nel F. 36-SCHIO, alla scheda n. 32. (Giavenale-S.Giustina).
L’iscrizione funeraria, inserita nel paramento murario occidentale3 della Chiesa di S.Giustina, è situata presso la parete frontale interna, posta a sinistra dell’ingresso unico dell’edificio.
dedalo – servizi culturali – Padova 2
Si tratta di una lapide di pietra calcarea locale, con specchio epigrafico predisposto per la scrittura mediante levigatura della superficie effettuata esclusivamente nella parte inferiore. La mancanza del cognomen suggerisce una datazione dell’iscrizione inquadrabile entro la prima metà del I sec. d.C.
L’iscrizione finora costituisce l’evidenza di maggiore interesse. Inclusa da Theodor Mommsen nel quinto volume del Corpus Inscriptionum Latinarum, era già nota all’umanista scledense Bernardino Trinagio che la cita nella sua opera del 15774.
La frequentazione del territorio in età romana riportata da vari studiosi sarebbe attestata da notizie relative ai rinvenimenti occasionali di monete della repubblica e dell’impero, fibule, patere, statuette, frammenti di embrici e di pavimentazioni musive5.
L’iscrizione funeraria fu apposta dal magistrato C. Camerio6 nei primissimi anni del I sec. a.C. per sé e per la moglie Terenzia. L’importanza di questa attestazione è duplice: in primo luogo per il fatto che è riferita ad uno dei quattro magistrati principali preposti al governo del Municipio romano di Vicenza e inoltre poiché riguarda un membro del collegio dei pontefici, ovvero dell’ autorità politico-religiosa investita dalle incombenze direttive e consultive per l’esercizio del culto ufficiale dello stato. Per quanto attiene alla datazione dell’epigrafe è necessario osservare che la formulazione del testo7, in armonia con le cariche rivestite8 nonché la quadrata eleganza della grafia. Tali elementi inducono a riferirla probabilmente all’ultimo decennio dell’impero di Cesare Augusto (morto nel 14 d.C.).
La lapide misura cm 123,5x97x12 e riporta testualmente:
1.2
C (aius) CAMERIUS M(arci) F(ilus) III (quattuor)VIR
PONTIFEX
SIBI ET
TERENTIAE L(uci) F(iliae)
NOTIZIE E CONSIDERAZIONI SULLE PREESISTENZE ED EVOLUZIONE STORICA DELL’EDIFICIO
Che il primo impianto della chiesa, come riportato da alcune fonti, insistesse su di un “tempietto”, probabilmente un sepolcro di età romana, o fosse prossimo ad esso, appare ormai verosimilmente certo. Quanto alla data della sua prima fondazione essa rimane problematica. Tuttavia in un atto del “Nodaro Opardo del Conte Ramberto” che riporta la data 4 marzo 1228 viene citata l’espressione in contrà Santa Giustina, evidentemente ormai nota come riferimento toponomastico. Ciò fa supporre che prima dell’XI secolo, forse già in epoca longobarda9, esisteva una cappella dedicata alla santa padovana. Questa ultima aveva affrontato il martirio nel 304 d.C. sotto Massimiliano. Nei primi decenni del IV secolo la Chiesa vicentina già si gloriava del martirio dei santi Felice e Fortunato. Tuttavia in questi primi secoli del cristianesimo si pone il problema dell’influenza della Diocesi di Padova su quella di Vicenza. Ed è tradizione che S.Prosdocimo, vescovo di Padova (e di cui Giustina era discepola), con giurisdizione anche su Vicenza, facesse opera di evangelizzazione mediante la testimonianza di Giustina. Tale attività si sarebbe manifestata con la fondazione nel territorio vicentino di numerose cappelle10 dedicate alla martire padovana. Queste ediculae sorgono lungo strade di comunicazione, probabilmente già tracciati romani, soprattutto presso i crocevia. Le chiese edificate nel pago con funzione di cappelle missionarie sono definite pluripagensi. Si tratta di “oratori senza confini” oggetto di venerazione di fedeli provenienti da un vasto territorio. La chiesa di S.Giustina di Giavenale potrebbe dunque essere collocata in un contesto analogo. Il periodo intercorso tra il primo vescovo padovano vissuto intorno agli inizi del IV secolo e quello vicentino Oronzio, operante sul finire del VI secolo, è di circa tre secoli. In tale lasso di tempo probabilmente si consolida la tradizione del culto a S. Giustina che successivamente costituirà soltanto un riferimento devozionale e non giuridico nei confronti della chiesa locale.
1.3 COSTRUZIONE E RISTRUTTURAZIONI DELL’EDIFICIO ESISTENTE
L’edificio attuale, ubicato nel territorio di Schio lungo la direttrice che dal centro scledense conduce alla frazione di Giavenale, si configura come una chiesa campestre la cui costruzione risale al 1581, ad opera dei nobili vicentini Giovan Giacomo e Giovan Battista Dal Ferro. Questi ultimi alcuni anni prima, nel 1573, avevano edificato in una zona adiacente una villulam, attribuita all’architetto Vincenzo Scamozzi11. In una mappa del XVII secolo, di autore ignoto (fig. 0), il disegno fornisce un’immagine della fabbrica della villa diversa dall’attuale, frutto di rimaneggiamenti successivi con rappresentazione dell’antica colombara12. Non lontano si scorge la chiesa di S. Giustina riedificata nel 1581 con la “rozza di Giavenale” (Roggia), sullo sfondo, che scorre a settentrione. Il Padre Barbarano13 riporta che durante la costruzione nel 1581 della nuova chiesa, sui ruderi dell’antica, vennero alla luce alcuni oggetti, sicuramente provenienti da un tempio cristiano e, soprattutto, la lapide di C. Camerio.
Un’iscrizione14 coeva alla costruzione della nuova chiesa, un tempo murata sulla facciata, successivamente trasferita su di un lato della villa Dal Ferro-Barettoni, ove si trova tuttora, indica che la chiesa esisteva lì “multa iam saecula dicatam” a S.Giustina, ma successivamente crollata per troppa vetustà: “nimia vetustate collapsam”.
La lapide misura cm 93×57,50 e riporta testualmente:
D.O.M. IUSTINAEQUE VIR ET MAR. AEDICULAM MULTA IAM SAECULA DICATAM ANTIQUITU NIMIA VETUSTATE COLLAPSAM UBI C.CAMERI VI PONT INSIGNIS SARCOPHAGUS QUEM SIBI
ET TERENTIAE ANTEA EREXERAT REPERTUS FUIT : IO. IACOBUS IURISC. ET IO. BABT. A FERRO SEB. F. ORATORIUM SIBI ET POSTERIS PROPRIO AERE EFFICIENDUM CURARUNT
M.D.L.XXXI. ID. MAII.
Gaetano Maccà15 riporta precise notizie circa il trasferimento dell’iscrizione cinquecentesca che all’epoca della sua visita alla chiesa di S.Giustina di Giavenale (1797) oramai non era più posta nella sua sede originaria (al di sopra della porta).
Tale decadenza potrebbe essersi accentuata agli inizi del XIX secolo quando a causa delle disposizioni napoleoniche cessa la pratica di seppellire all’interno e/o in prossimità dei luoghi di culto.
Sul finire dell’ ottocento, l’edificio nuovamente in condizioni di degrado, rischia il collasso. Alessandro Della Ca’16 dichiara che anche l’attuale oratorio aveva il suo cimitero. Ciò si evince dalla notizia che quando nel 1898 il Sign. Orazio Beltrame, un proprietario del luogo, restaurò in parte la travatura interna e la parte superiore del fronte esterno, facendo costruire i quattro contrafforti angolari ancora oggi esistenti, furono dissepolte parecchie ossa umane. Questo dato risulta confermato specificamente, come vedremo (Infra, p.10), dal saggio 3 (USS 20,21-), effettuato presso l’angolo sud occidentale della chiesa. Lo stesso Della Ca’ oltre a indicare il dato cronologico17 riporta l’esistenza di un piccolo piazzale lastricato, chiuso ai lati da mura alte circa due metri, delle quali si poteva ancora vedere qualche labile traccia18. Gli interventi effettuati in seguito, voluti dagli ultimi proprietari19 risalgono agli inizi e alla metà degli anni sessanta del XX secolo.
1.2 INTERVENTO ARCHEOLOGICO E SAGGI STRATIGRAFICI CONOSCITIVI
L’intervento archeologico, rivolto all’analisi delle evidenze mediante la lettura di alcune finestre stratigrafiche, è stato finalizzato all’individuazione delle attività antropiche che hanno interessato l’area in esame.
L’indagine è stata svolta con la realizzazione di 11 saggi ispettivi realizzati all’interno dell’aula della chiesa (saggi 1 e 2) e al suo esterno (saggi a,b, 3,4,5,6,7,8,9) (si veda tav. 1 in allegato). I saggi effettuati nella zona interna sono stati realizzati esclusivamente a mano mettendo in atto modalità operative adeguate a garantire il rispetto delle stratigrafie, delle strutture in piano ed in elevato, comprese
dedalo – servizi culturali – Padova 5
quelle sepolte. La pavimentazione esistente, in quadrelli e mattoni in terracotta20, è stata smontata accuratamente numerando ciascun elemento rimosso e depositando tali manufatti in loco, all’interno della chiesa stessa. Il mezzo meccanico è stato utilizzato solo parzialmente per le operazioni di scavo superficiale e limitatamente ai saggi esterni. Il miniscavatore era dotato di una benna priva di denti con margine di taglio a lama continua come prescritto dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici.
Alla fine delle operazioni di scavo, pulizia, lettura stratigrafica e documentazione grafica e fotografica, i saggi esterni ed interni, preventivamente protetti con geotessuto sono stati accuratamente interrati con sabbia e terriccio fine21.
La situazione stratigrafica si presenta come di seguito descritta.
1.2.1 AULA INTERNA: SAGGI, SEQUENZA STRATIGRAFICA, EVIDENZE (tav. 1)
L’intervento archeologico svolto all’interno della chiesa ha interessato un’area di circa 14 mq su 47 mq complessivi dell’aula (fig 1). Pertanto è stato indagata una superficie campione che copre poco meno di un terzo dell’intera area interna della chiesa: rispettivamente 7 mq per il Saggio 1 (zona retrostante l’altare e abside) e mq 7,30 per il Saggio 2 (area centrale: con sviluppo trasversale e longitudinale).
SAGGIO 1 (foto 3-7)
Il saggio 1 localizzato a nord dell’altare e presso la zona absidale presenta la
seguente sequenza stratigrafica:
– US 6a, b struttura muraria con andamento semicircolare. Si tratta del paramento murario che costituisce l’abside esistente. Si articola nella parte sepolta della fondazione strutturata (US 6a) e nel suo elevato (US 6b).
US 6a si presenta come una fondazione costituita da radi mattoni, ciottoli, e conci calcarei assemblati con legante sabbioso a base di calce di colore grigiastro caratterizzato da microinclusi di calcitici e ciottoli di ghiaia plurimillimetrici. La risega di fondazione misura cm 10, l’altezza visibile è di m 0,35.
US 6b costituisce la parte di paramento murario che si sviluppa in elevato, realizzato per la sua parte rivolta verso l’interno interno con un rivestimento mattoni in cotto. (riempie US 7, gli si appoggia US 8 e parzialmente US 2);
– US 7- taglio di impianto della struttura US 6a (abside con US 6b in elevato), presenta un profilo a gradino, più ampio alla sommità. Largh. massima m 0,65; . Largh. minima m 0,30; h esposta/visibile m 0,30. Esposto parzialmente (riempito da USS 6,8, taglia USS 10,16).
dedalo – servizi culturali – Padova 6
- – US 8 strato costituito da ciottoli, conci e scaglie calcaree, di dimensioni sub- decimetriche, associati a matrice sabbiosa, con scarsi inclusi costituiti da frammenti millimetrici e centimetrici di mattoni e malta. Dallo strato provengono due frammenti vascolari in impasto grossolano in interfaccia con US 16. Si tratta del riempimento di rinforzo della fondazione muraria dell’abside US 6a (coperto da US 2 e 9 (?), riempie US 7-, si appoggia a US 6a);
- – US 9 struttura a pianta quadrangolare (m 1×0,70×0,25) con orientamento NO-SE, parallela alla parete di fondo (US 10) della chiesa (su cui si sviluppa posteriormente l’abside US 6a-b), posta in posizione centrale. Tale struttura è realizzata in ciottoli e scaglie calcaree (elementi da centimetraci a pluridecimetrici) legati con malta piuttosto sabbiosa di colore grigio chiaro, con presenza di micronuclei biancastri di calce. Potrebbe costituire il basamento di un primo altare verticale, addossato alla parete di fondo, preesistente alla fase di realizzazione dell’abside. (coperto da US 2, copre US 8);
- – US 10 struttura muraria residuale realizzata con grossi ciottoli decimetrici e pluridecimetrici assemblati con legante a base sabbiosa di colore grigio chiaro, con presenza di micronuclei biancastri di calce. Orientata in senso NO-SE (misure del lacerto murario visibile, risparmiato in parte dal taglio US 7-: lungh. m 1,10; largh. m 0,80; h visibile conservata m 0,20). Si tratta verosimilmente di ciò che rimane del muro di fondo dell’aula della chiesa preesistente all’abside US 6a-b (coperto da US 16, tagliato da US 7-);
- – US 11 strato limo-argillo-sabbioso antropizzato con microinclusi carboniosi e di impasto rossastro. Assimilabile alle US 4 (saggio 2, interno) e US 26 individuata nell’area esterna presso il Saggio 6: si tratta di uno strato arativo multiplo, piuttosto omogeneo e compatto (spessore medio m 0,40/45) con andamento tabulare (coperta da US 16, uguale a US 26);
- – US 16 strato di riporto a matrice sabbiosa argillosa (assimilabile a US 4) con discreta presenza di inclusi costituiti da frammenti millimetrici di pietra calcarea e radi frammenti di impasto cotto rossastro. È stato campionato un frammento di parete vascolare in impasto (coperta da US 10, copre US 11=4, tagliato da US 7-);
Il saggio 2, localizzato presso la zona centrale dell’aula di fronte l’altare attuale, si sviluppa in senso trasversale e longitudinale. Presenta la seguente sequenza stratigrafica:
- – US 1 pavimentazione costituita da mattonelle quadrangolari in cotto22. Si presenta posata su una base di allettamento costituita sabbia e legante a base di calce che è stato impiegato anche per colmare le fughe. Tale pavimentazione non sembrerebbe essere collocata nella sua posizione stratigrafica originaria ma risulterebbe di riutilizzo (copre US 2);
- – US 2 livello di imbonimento stabilizzato costituito da pietrame, scaglie calcaree e ciottoli (in prevalenza) associati a cospicua componente sciolta di pezzame e nuclei di malte leganti di provenienza secondaria de-localizzata (demolizioni). Si tratta di un potente apporto (spessore medio m 0,55) caratterizzato da inclusi eterogenei in assetto caotico, con particolare concentrazione di ciottoli e pietrame calcareo secie presso l’interfaccia superiore dello strato in prossimità dell’allettamento in legante del pavimento US 1 (coperta da US 1, copre US 4);
- – US 3- unità stratigrafica negativa relativa al taglio residuale (decapato) della fossa di deposizione della inumazione TB 1, con riempimento US 5. Paretti sub-verticali, fondo piatto, pianta sub-rettangolare con angoli arrotondati (largh. m 0,70; lungh. m 1,30; h conservata m 0,12) (taglia US 4);
- – US 4 livello limo-argillo-sabbioso antropizzato con microinclusi carboniosi e di impasto rossastro. Assimilabile alla US 26 individuata nell’area esterna presso il Saggio 6: si tratterebbe originariamente di uno strato arativo multiplo, piuttosto omogeneo e compatto (spessore medio m 0,40/45) con andamento tabulare (coperta da US 2, tagliata da US 3-);
- – US 5 riempimento a matrice sabbiosa-limosa con frequenti inclusi costituiti da nuclei di malta legante (di probabile infiltrazione da livello superiore in copertura US 2). La matrice è associata alla deposizione di una inumazione (TB 1), posta in connessione, i cui resti osteologici risultano conservati solo parzialmente: calotta cranica frammentata e sconnessa così pure per quanto riguarda le terminazioni degli arti superiori ed inferiori, di cui si conservano solo pochi elementi. La posizione originaria prevede le mani accostate all’altezza del bacino. Si tratterebbe di un individuo giovane di sesso imprecisato. Si intravede la traccia organica della cassa lignea decomposta lungo il perimetro del taglio US 3- e si rinvengono alcuni chiodi in ferro forgiato con tracce di legno mineralizzato in aderenza. Altri manufatti evidenti sono costituiti da frammenti sub-centimetrici di sottilissime lamine di bronzo. Misure dei resti osteologici (Homo): h max. conservata m 1,00; arti inferiori: dalla testa del femore alle ossa metatarsali (piedi) m 0,47; lungh. femore m 0,19.5; larghezza “base” del femore (da condilo mediale a condilo laterale): cm 4,5. Arti superiori: lungh. òmero: m 0.15.5; lungh. ulna: m 0,11. Largh. bacino (dai margini delle spine iliache anterosuperiori dell’osso innominato interno): m 0,20, posti in leggera asimmetria latero sinistra secondaria (post-deposizionale). L’inumazione è rimasta in situ ed è stata protetta con geotessuto. (coperta da US 2, riempie US 3-);
- – US 12 fondazione muraria posta alla base della parete settentrionale dell’aula della chiesa. La strutturazione è realizzata con grossi ciottoli fluviali privi di legante a base di calce. Le fessure sono costipate con legante di consistenza plastica costituito da una matrice limo-argillo-sabbiosa simile per composizione alla locale US 4. La risega, non documentabile per la sua profondità complessiva, presenta un aggetto largo m 0,38 dal paramento murario esistente in elevato. (coperta da US 2, riempie US 13-);
- – US 13- taglio della fondazione muraria posta alla base della parete settentrionale dell’aula della chiesa (US 12). Presenta una largh. di m 0,38 e una lungh. visibile di di m 0,56 (riempita da US 12, taglia US 4);
- – US 14 fondazione muraria posta alla base della parete meridionale dell’aula della chiesa. La strutturazione è realizzata con ciottoli fluviali privi di legante a base di calce, di dimensioni inferiori rispetto a quelli utilizzati per la fondazione parallela della parete nord US 12. Le fessure sono costipate con legante di consistenza plastica costituito da una matrice limo-argillo-sabbiosa simile per composizione alla locale US 4. La risega non è documentabile nella sua profondità complessiva. Si osserva la medesima strutturazione riscontrata nel saggio B (US 25) (coperta da US 2, riempie US 15-);
- – US 15- taglio della fondazione muraria posta alla base della parete meridionale dell’aula della chiesa (US 14). Presenta una largh. di m 0,25 e una lungh. visibile di m 1,50 (riempita da US 14, taglia US 4);
1.2.2
DIAGRAMMA STRATIGRAFICO DI HARRIS DEL SAGGIO 1
basamento 9 X-
1 pavimento attuale 2 riporto
riemp. fondaz. Absidale 8 6 muro absidale
10
16 11=4
7- taglio di impianto dell’ abside
lacerto muro di fondo della chiesa
riporto preparatorio riporto preparatorio
1.2.3
Il saggio 3 localizzato presso l’angolo esterno sud-est dell’edificio presenta la seguente sequenza stratigrafica:
– USM 2 blocco calcareo monolitico posto presso l’angolo sud-ovest dell’edificio. Tale evidenza, verosimilmente un elemento di riutilizzo pertinente ad una struttura più antica, doveva costituire un segmento di fondazione con aggetto esterno in fase con la costruzione della USM 2. A seguito della ristrutturazione della fine dell’ottocento, in concomitanza con l’impianto dei contrafforti angolari USM 4, USM 2 viene utilizzata come base per gli stessi contrafforti (si veda anche saggio 4) che vi si
AREA ESTERNA: SAGGI, SEQUENZA STRATIGRAFICA, EVIDENZE (tav. 1) SAGGIO 3 (foto 19-22)
dedalo – servizi culturali – Padova 10 appoggiano al di sopra inglobandola realizzando inoltre un potenziamento basale
mediante l’inserimento di una zappatura con pietrame mattoni e legante (USM 4b).
- – US 17- taglio di fondazione del contrafforte angolare USM 4B (tav. 2) riempito da US 18 con orientamento NO-SE, parallelo alla facciata della chiesa. Si tratta di un taglio più ampio alla sommità che si restringe progressivamente, approfondendosi, nella parte inferiore in prossimità della fondazione muraria, dove presenta pareti sub-verticali e fondo piano. Largh. m 1,40, lungh. m 0,40, h m 0,50. Individuato presso la sezione AAI (coperta da US 0=livello umotico recente, riempita da US 18,tagliata da US 19-);
- – US 18 strato di riempimento di US 19- (spessore medio m 0,60) con frammenti di mattoni e nuclei di legante a base di malta, associati a radi ciottoli e a scarsa matrice sabbiosa. Individuato presso la sezione AAI. È stato recuperato un frammento di embrice ascrivibile genericamente all’età romana. (riempimento di US 17-);
- – US 19 livello di riporto a matrice argillo-limosa (spessore medio m 0,15) con tracce di pedo-genesi presso l’interfaccia superiore; contiene microinclusi litici (scaglie/breccia calcarea) e radi frammenti centimetrici di mattoni. Si tratta di un orizzonte di suolo residuale. Individuato presso la sezione AAI (copre US 20, tagliato da US 17-);
- – US 20 livello di riporto sub-tabulare a matrice limo-sabbiosa (spessore medio m 0,15) frammista a ciottoli (da sub-centimetrici a pluricentimetrici) e scaglie calcaree, con radi frammenti di mattoni sub-centimetrici. Individuato presso la sezione AAI (copre US 22, coperto da US 19);
- – US 21- taglio di fossa con pareti svasate e fondo concavo (m 1,50 NS; h m 0,35) con orientamento NO-SE. Individuato presso la sezione AAI. Si tratta di una fossa realizzata per contenere i resti di deposizioni funerarie (inumazioni), in giacitura secondaria a seguito di riseppellimento comune. (riempita da US 22, taglia US 23);
- – US 22 riempimento della fossa US 21- articolato in US 22a (inferiore) e US 22b (superiore). US 22a presenta una matrice sabbiosa associata a resti osteologici di Homo, soprattutto diafisi e altre ossa lunghe oltre a numerosi frammenti ossei eterogenei, tutti in assetto caotico ed in giacitura secondaria. US 22b costituisce il riempimento di copertura superiore della fossa US 21- con ciottoli e scaglie litiche associate ad una matrice sabbiosa-argillosa. Individuato presso la sezione AAI. È stato recuperato un frammento vascolare n.d. in impasto. (coperta da US 20, riempie US 21-);
- – US 23 deposito basale di formazione naturale sedimentologica a matrice sabbiosa- argillosa rossastra ricca di ossidi di ferro (ematite) con frequenti ciottoli e scaglie calcaree da millimetrici a pluricentimetrici in assetto caotico andamento ondulato (h visibile m 0,30). Individuato alla base della sezione AAI. (tagliata da US 38-);
SAGGI 4-5 Il saggio 4 (foto 23-24),
Localizzato presso l’angolo esterno sud/sud-est dell’edificio, presenta una sequenza stratigrafica speculare al saggio 3 per quanto attiene alle USS 17-, 18, 23 e alle USM 2 e 4B (cfr. infra). Il saggio 5 (foto 27-28), ubicato all’estremità nord-orientale della chiesa, ripropone la medesima sequenza stratigrafica dei precedenti 3-4 per quanto riguarda le USS 23 e 26, mentre rispetto ad essi non si riscontrano tracce di tagli di fondazione o di evidenze preesistenti poiché esse probabilmente sono state asportate e/o rivestite dall’impianto del contrafforte ottocentesco USM 4b .
SAGGIO 6 (foto 29-34a-c)
Il saggio 6 è ubicato a nord della chiesa, in posizione di poco arretrata rispetto l’impianto dell’abside, si sviluppa in senso NO-SE, presenta la seguente sequenza stratigrafica:
– US 26 livello limo-argillo-sabbioso antropizzato con microinclusi carboniosi e di impasto rossastro. Assimilabile alla US 4 individuata all’interno della chiesa presso il Saggio 2: si tratterebbe di uno strato arativo multiplo, piuttosto omogeneo e compatto (spessore medio m 0,40/45) con andamento tabulare (coperta da US 0, riempie US 27-);
– US 27- unità stratigrafica negativa riferibile all’abrasione, operata dall’attività arativa testimoniata dal livello agrario/ortivo multiplo US 26, che incide parte degli strati sottostanti individuati nella sezione BBI. (riempito da US 26, taglia US 28-);
– US 28- taglio a profilo concavo con pareti leggermente svasate. Si tratta di una scolina defunzionalizzata, riempita da US 26 e quindi relativa ad un livello di coltivo,
dedalo – servizi culturali – Padova 12 precedente US 26, decapato e dunque non conservatosi. Individuata in piano e
presso la sezione BBI. (riempito da US 26, taglia US 30 e 32, tagliato da US 27-);
- – US 29- taglio di fossa residuale con pareti a profilo concavo, fondo piano riempitoda US 30. Individuata presso la sezione BBI. (riempito da US 30, taglia US 33);
- – US 30 riempimento della fossa US 29- a matrice limo-sabbiosa con granuli calcarei alterati, radi ciottoli pluricentimetrici in assetto caotico. Individuata presso la sezione BBI. (riempie US 29, tagliato da US 27- e 28-);
- – US 31- taglio residuale con pianta di forma rettangolare a fondo piano relativo alla fossa per la deposizione di una inumazione denominata TB 2. La fossa ed il suo riempimento si presentano fortemente decapati dall’impianto della scolina US 28-, tanto da non permettere una precisa definizione della posizione dell’inumato e della forma delle pareti della fossa stessa. (riempito da US 32, taglia US 23);
- – US 32 riempimento della fossa per inumazione (TB 2) US 31-. Si presenta decapato e fortemente abraso, con una matrice limo-argillosa piuttosto selettiva e priva di inclusi. Al suo interno è presente l’inumazione denominata TB 2 molto ridotta dall’abrasione derivante da tagli successivi, in particolare dal taglio di impianto della scolina US 28-. Si conservano i femori (lungh. m 0,40). Il bacino è poco conservato e di esso rimane poco più che un’impronta larga circa m 0,30. Rimangono labili tracce degli arti superiori e della cassa toracica e qualche elemento metatarsale e pertinente a falangi. La lunghezza massima visibile (si sviluppa in continuità al di sotto delle sezioni) e di m 1,10. Lo scheletro non è stato asportato ma bensì lasciato in situ dopo essere stato protetto con geotessuto, sabbia e ricoperto con terriccio sino al livello del pino di campagna. (riempie US 31-, tagliato da US 29- e 28-);
- – US 33 orizzonte arativo antico residuale, privo di indicatori cronologici, con scarsa presenza di inclusi, a matrice argillo-sabbiosa, molto compatta. Tale strato, individuato esclusivamente presso la sezione BBI, presenta un andamento sub- tabulare con ispessimento graduale da SE verso NO (spessore medio m 0,30 circa). (copre US 23, riempie US 38-, tagliato da US 27- e 29-).
- – US 38 taglio generato dalle arature di US 33, andamento co pendenza da NO verso SE. Individuato esclusivamente presso la sezione BBI. (riempito da US 33, taglia da US 23.
SAGGIO 7 (foto 35)
Il saggio 7 localizzato presso l’angolo esterno nord-ovest dell’edificio presenta la seguente sequenza stratigrafica:
- – US 34- Taglio di impianto della fondazione muraria US 35. Presenta una pianta quadrangolare con pareti verticali ed è stato esposto solo parzialmente. Presenta una profondità di m 0,50; l’altezza visibile è di m 0,30, la lunghezza è di m 1,20. (riempito da US 35, taglia US 26).
- – US 35 struttura muraria relativa allo zoccolo di fondazione del contrafforte murario ottocentesco USM 4b ubicato presso l’angolo esterno nord-ovest della chiesa. La struttura è realizzata in ciottoloni e pietrame assemblati con discreta quantità di legante grigiastro compatto. Si tratta verosimilmente del rinforzo di una fondazione preesistente funzionale all’impianto di US 34-. L’aggetto risulta piuttosto consistente rispetto alle altre fondazioni riscontrate nei saggi: presenta una profondità di m 0,50; l’altezza visibile è di m 0,30, la lunghezza è di m 1,20. (coperto da US 0, riempie US 34-);
- – US 26 livello limo-argillo-sabbioso antropizzato con microinclusi carboniosi e di impasto rossastro. Assimilabile alla US 4 individuata all’interno della chiesa presso il Saggio 2: si tratta di uno strato arativo multiplo, piuttosto omogeneo e compatto (spessore medio m 0,40/45) con andamento tabulare (coperta da US 0).SAGGIO 8 (foto 37)
Il saggio 8 localizzato presso l’angolo esterno sud-ovest dell’edificio presenta laseguente sequenza stratigrafica:- – US 36- Taglio di impianto della fondazione US 37. Presenta pareti verticali ed è stato esposto per m 1,30 di lunghezza. La profondità è di m 0,24, l’altezza visibile e di m 0,35. (riempito da US 37);
- – US 37 fondazione muraria individuata presso l’angolo esterno sud-ovest della chiesa. La struttura è realizzata in ciottoli pluridecimetrici assemblati con scarsa quantità di legante grigiastro sabbioso. Si tratta verosimilmente del rinforzo della fondazione preesistente alla USM 4b (riempie da US 36-, taglia US 23);
– US 23 deposito basale di formazione naturale a matrice sabbiosa-argillosa rossastra ricca di ciottoli e scaglie calcaree da millimetrici a pluricentimetrici in assetto caotico andamento ondulato (h visibile m 0,30).
SAGGIO 9 (foto 38)
Il saggio 9 localizzato presso l’angolo esterno sud/sud-ovest dell’edificio presenta
una stratigrafica analoga a quella riscontrata presso il saggio 8.
SAGGIO A (foto 36)
Il saggio A, posto alla base della parete esterna settentrionale dell’edificio, in
posizione centrale, presenta la seguente sequenza stratigrafica:
- – US 24- taglio a pianta rettangolare con orientamento NS individuato ed esposto parzialmente lungo i lati esterni N e S della chiesa. (riempito da US 25, taglia US 23; esposto parzialmente);
- – US 25 fondazione inferiore (simile a USM 2) del muro frontale della facciata. Si osserva una certa differenziazione tra la presente fondazione e quella del lato sud (saggio B), di minore spesore e la presente che risulta più profonda e maggiormente strutturata, con un riempimento che include grossi ciottoli e pezzame calcareo, non lavorati, di dimensioni decimetriche e pluridecimetriche, legati con malta. Al di sopra della strutturazione US 25 si appoggia e si sviluppa l’elevato (USM 2) per buoma parte foderato da USM 10 e USM 5. La stessa fondazione presenta un aggetto esterno di circa 0,30 m (coperto da 0, riempie US 24-);
- – US 23 deposito basale di formazione naturale a matrice sabbiosa-argillosa rossastra ricca di ciottoli e scaglie calcaree da millimetrici a pluricentimetrici in assetto caotico andamento ondulato (h visibile m 0,30).SAGGIO B (foto 25-26)Il saggio B, posto alla base della parete esterna meridionale dell’edificio, in posizione centrale, presenta la seguente sequenza stratigrafica:
dedalo – servizi culturali – Padova 15
– US 24- taglio a pianta rettangolare con orientamento NS individuato ed esposto parzialmente lungo i lati esterni N e S della chiesa. (riempito da US 25, taglia US 26; esposto parzialmente);
– US 25 fondazione inferiore (= a USM 1) del muro perimetrale meridionale. Si osserva una forte differenziazione tra la presente fondazione del lato sud, di modesta entità e quella nord (saggio A) più profonda e maggiormente strutturata con un riempimento che include grossi ciottoli e pezzame calcareo, non lavorati, di dimensioni decimetriche e pluridecimetriche, legati con malta. Al di sopra della presente strutturazione US 25 si appoggia e si sviluppa l’elevato (USM 2). La stessa fondazione presenta un aggetto esterno di circa 0,20 m (coperto da 0, riempie US 24-);
– US 23 deposito basale di formazione naturale a matrice sabbiosa-argillosa rossastra ricca di ciottoli e scaglie calcaree da millimetrici a pluricentimetrici in assetto caotico andamento ondulato (h visibile m 0,30).
1.3 ANALISI E LETTURA DEGLI ALZATI ESTERNI (tavv. 2-5)
Come richiesto dalla Soprintendenza Archeologica si è proceduto all’analisi degli alzati mediante la lettura strumentale della situazione esistente. Sono stati realizzati una serie di rilievi a partire dai foto-piani digitalizzati ripresi in scala 1:1 per registrare il massimo dettaglio. Essi sono stati elaborati mediante raddrizzamento geometrico e ricomposti in tavole numerate dalla n. 2 alla n. 5, restituite in scala 1:20. A questi sono stati uniti i prospetti basali dei saggi esterni che ne hanno indagato la situazione stratigrafica delle fondazioni. Tutte la tavole riportano indicazione delle USM (unità stratigrafiche murarie) numerate dalla più antica (USM 1) a quella più recente (USM 12) e laddove esistente la comparazione con le US (unità stratigrafiche) evidenziate dai saggi archeologici. L’elaborazione di questa mappatura preliminare è stata realizzata ai fini conoscitivi della situazione esistente preventivamente all’intervento di risanamento e consolidamento delle strutture previsto dal progetto di restauro complessivo della Chiesa.
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SCHEDA 01 |
CHIESA DI S.GIUSTINA di GIAVENALE- SCHIO (VI): Prospetto O 2009 |
No scala |
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SCHEDA 02 |
CHIESA DI S.GIUSTINA di GIAVENALE- SCHIO (VI): Prospetto S 2009 |
No scala |
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SCHEDA 03 |
CHIESA DI S.GIUSTINA di GIAVENALE-SCHIO (VI): Prospetto E 2009 |
No scala |
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SCHEDA 04 |
CHIESA DI S.GIUSTINA di GIAVENALE – SCHIO (VI): Prospetto N 2009 |
No scala |
dedalo – servizi culturali – Padova 20
1.4 CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
Come si è potuto osservare l’area in oggetto presenta notevoli rimaneggiamenti almeno a partire dal periodo rinascimentale e tardo rinascimentale sino a quelli di età moderna. Tale situazione riguarda sia la fabbrica della chiesa sia la situazione del contesto archeologico sepolto.
Anche se l’indagine archeologica sin qui svolta non ha permesso di recuperare particolari e specifiche indicazioni di carattere cronologico non si può non considerare la potenzialità archeologica del sito che rimane piuttosto rilevante.
Tuttavia l’intervento, che ha rappresentato una importante occasione per registrare una molteplicità di dati mediante campionature e rilievi di evidenze finora non conosciute, ha consentito di impostare una sequenza stratigrafica ed una successione diacronica piuttosto precisa che consente ora di inquadrare l’edificio della chiesa ed il suo contesto nell’ambito di una cronologia relativa finora sconosciuta e soltanto ipotizzata. I dati emersi in particolare segnalano per la prima volta in modo evidente l’esistenza di un’area di necropoli preesistente l’impianto della chiesa attuale la cui cronologia rimane da verificare. Di particolare interesse potrebbe essere la presenza in loco di inumazioni riferibili genericamente al periodo romano, più verosimilmente a quello tardo romano e longobardo. Ma oltre a tali aspetti, al di là della significativa presenza in loco della nota iscrizione di C. Camerio, alla luce dei nuovi dati si pone l’esigenza di estendere l’indagine almeno all’interno della chiesa. Ciò al fine poter meglio definire la situazione sepolta nonché per chiarire le problematiche cronologiche relative alla fondazione di questo importante edificio di culto che l’esiguità del presente intervento ha soltanto evidenziato. Infatti la sua fondazione potrebbe essere ascrivibile ad un periodo compreso tra IV e VI sec. d.C. ma questa rimane allo stato attuale soltanto un’ipotesi di ricerca.
L’intervento sin qui svolto non consente di avanzare ulteriori considerazioni. Padova, 27 luglio 2009
Il Resp. di scavo Dott. R. Salerno
Bibliografia
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BARBARANO DE’ MIRONI F. 1762, Historia ecclesiastica della città territorio e diocese di Vicenza … Opera postuma, VI, Vicenza.
BASSIGNANO M.S. 1987, La religione: divinità, culti, sacerdozi, in Il Veneto nell’età romana, I, Verona, pp. 311-376.
BENETTI A. 1974, Thiene, la centuriazione, la Fratta, l’evangelizzazione nel Veneto, Verona. DALLA CÀ A. 1913, Giavenale di Schio. Frammenti di Storia, Schio.
DE BON A. 1938, Romanità del territorio vicentino, Vicenza.
MACCÀ G. 1812-16, Storia del territorio vicentino, I-XIV, Caldogno (Vicenza).
MANTESE C. 1955, Storia di Schio, Schio. MARCHINI P. 1979, Vicenza romana, Verona.
MUTTONI G.P. 1981, Compie 400 anni la chiesetta di S.Giustina di Giavenale, in “Schio”, numero unico, pp. 102-103.
MUTTONI G.P. 1993, Antiche chiese della parrocchia. S.Giustina di Giavenale, in “Bollettino del Duomo. S. Pietro.Schio”, XVI, n. 7, aprile, pp. 16-19.
PREVITALI A. 2001, Le chiese del primo millennio nella Diocesi di Vicenza, Vicenza. TAMIELLO A. 1966, S.Giustina in Giavenale, in “Vicenza”, 8, n. 3, pp.14-15. TRINAGIO B. 1577, Veteres Vicentinae urbis atque agri inscriptiones, Vicenza.
dedalo – servizi culturali – Padova 22 NOTE
1 C.I.L. (Corpus Inscriptionum Latinarum), V, 3129; MACCÀ 1812-16, XI, 1, p.19; DE BON 1938, p. 12, fig. 23, p. 55; MARCHINI 1979, p. 36, p. 71; BASSIGNANO 1987, p. 359.
2 Carta Archeologica del Veneto 1988, Vol. I, Foglio 36, Schio.
3 La lapide verosimilmente sarebbe stata murata nella posizione in cui si trova attualmente nel 1581.
4 TRINAGIO 1577, Veteres Vicentinae urbis atque agri inscriptiones, Vicenza.
5 Carta Archeologica del Veneto 1988, p. 125.
6 Sono noti altri magistrati a Vicenza e Padova con il medesimo nome.
7 Titolare nel caso nominativo, uso del SIBI ET nell’attribuzione del monumento funebre, considerato nella sua semplicità e concisione dato che è omessa l’indicazione della tribù elettorale e la menzione del cognomen.
8 Proprie dei municipi istituiti nella regione cisalpina verso la fine della Repubblica con la lex Julia Municipalis del 49 a.C.
9 Per l’origine del toponimo Giavenale è stato ipotizzato, forse fondatamente, che esso derivi da ad advenales, termine che si collega con il latino àdvena ovvero forestiero di passaggio, pellegrino. Gli àdvenae, per l’appunto erano coloro che per motivi devozionali si mettevano in viaggio. Spesso lungo i percorsi che segnavano tali spostamenti sorgevano luoghi di accoglienza. Giavenale potrebbe dunque essere stata sede di uno di questi luoghi forse intorno al tardo VIII o, al più tardi, al IX secolo.
10 Si vedano: Ponticello di Fara (Comune di Sarego), Arcugnano, Solagna. Il nome di S.Giustina è riportato, assieme a quello di Splendono, nel mosaico pavimentale della basilica antica dei santi Felice e Fortunato di Vicenza (PREVITALI 2001, pp. 16-17).
11 La villa passata poi alla famiglia Barettoni di Schio che ne è venuta in possesso attraverso i Canneti, primi eredi dei Dal Ferro, e ,successivamente, a Margherita Vanzo. La Chiesa di S.Giustina è invece passata via via dai Canneti, ai Beltrame, ai Mistrorigo di Arzignano, successivamente ai fratelli Muttoni di Schio che l’hanno ereditata dalla madre, Valentina Mistrorigo. Infine nel 2003 è stata ceduta in proprietà al Comune di Schio (deliberazione del Consiglio comunale n. 80, del 12.06.2003).
12 Una nota manoscritta indica: “zardin del Ferro fatto da novo l’anno 1629” (con riferimento al nuovo giardino all’italiana).
13 BARBARANO DE’ MIRONI 1762, pp. 90-92.
14 Si tratta di una importante memoria tuttavia parzialmente inesatta nella identificazione di Camerino, in quanto esso non era VI pontefice ma bensí quadrumviro (e) pontefice. L’errata interpretazione deriva dalla lettura VI (sexti) anziché IIIIVIR (quattuorvir) riportato nell’iscrizione cinquecentesca.
15 MACCÀ 1812-16, XI, 1, pp. 194-198.
16 DALLA CÀ 1913, pp.29-36.
17 “circa quarant’anni orsono”
18 I limiti imposti dall’esiguità del presente intervento di indagine non hanno consentito di documentare tracce di tali strutture. Tuttavia un intervento archeologico futuro potrebbe contribuire a individuare le evidenze mezionate dal Della Ca’ .
19 Tali interventi si debbono alla Sig.ra Valentina Mistrorigo (1960) e al figlio Sign. Gian Paolo mattoni (1965).
20 La pavimentazione è costituita prevalentemente da mattonelle in cotto di forma quadrangolare di colore variabile da rossastro/brunastro ad arancio/rosato. La misura ricorrente è di cm 27,5×27,5. Nella zona absidale il rifacimento localizzato della pavimentazione è caratterizzato dall’impiego di mattonelle quadrangolari di colore rossastro grigiastro di misura inferiore (cm 21,5×22) a quelle impiegate nella zona centrale; sempre nella zona absidale si presentano frammiste a tavelle a pezzame con misure varie a ridosso del margine nord e all’interno della nicchia posteriore l’altare. La cornice della pavimentazione, prossimale alle pareti perimetrali dell’elevato è caratterizzata invece da una fila continua di mattoni, appaiati e disposti in senso traversale all’asse della chiesa, che misurano mediamente cm 28,5×14.5. Per altre lacune e integrazioni sono utilizzati anche mattoni con misure diverse (cm 28×14) rispetto a quelle riscontrate per gli esemplari precedenti.
21 Fatta eccezione per i saggi (1 e 2) realizzati all’interno della chiesa che al momento sono stati solo protetti con geotessuto e pannelli li legno lamellare in attesa di procedere all’allargamento dello scavo una volta ottenuta l’autorizzazione formale per la rimozione dell’altare in pietra moderno.
22 Per la descrizione macroscopica della colorazione della terracotta, delle unità dimensionali nonché della distribuzione dei diversi formati del rivestimento pavimentale si veda supra la nota 20.